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Raccogliere parole: una esperienza laboratoriale di poesiadi Aldo Pallotti

Marzo 21, 2024 noprofitperlascuola Fuori...classe

Mario Lodi scrive, nell’introduzione all’Alfabetiere poetico pubblicato nel 1994 dalla Casa delle Arti e del Gioco:

“La poesia non è un linguaggio naturale del bambino, come il disegno, la parola e il gioco del teatro inteso come rappresentazione immaginaria di situazioni in cui egli assume ruoli diversi, linguaggi che i bambini scoprono e usano nei primi anni dell’infanzia, prima ancora di andare a scuola. Ma nel bambino c’è un atteggiamento simile a quello del poeta, di fronte ai “misteri” del mondo che scopre un poco ogni giorno e ai sentimenti che prova nell’universo affettivo in cui vive. Conoscenze, sensazioni e sentimenti che formano la sua prima cultura. E può accadere che, se vicino a lui trova persone adulte che lo ascoltano, gli parlano e gli donano il “magico gioco” per decifrare le parole e per esprimere il proprio pensiero, nei momenti occasionali d’incanto, di gioco o di forte partecipazione emotiva, le parole possono diventare poesia”.

Se proviamo a sostituire le parole contenute in segmenti linguistici ricavati dai testi e a sostituirle con altre, i bambini scoprono che ci sono diversi modi di esprimere la stessa cosa, usando parole diverse di significato simile. Qualche volta le parole usate o messe vicine possono sembrare “strane”, ma generano sensazioni belle e coinvolgenti. Effetti particolari si possono ottenere anche eliminando qualche parola: il pensiero così può diventare più incisivo, più vivo. Però non è più un pensiero espresso nei modi che si usano tutti i giorni per parlare fra noi, è qualcosa di diverso, perché magari “dice una cosa per dirne un’altra”.

Questa ambiguità, che è anche ricchezza, interessa e coinvolge. Sempre nell’Alfabetiere poetico ci spiega ancora Lodi: “La poesia nasce quando diversi fattori si combinano insieme in momenti di tranquillità e in un’atmosfera di amicizia e di ascolto dei desideri e dei bisogni interiori dei bambini. È lì che l’immaginazione è stimolata a vedere con occhi diversi dal solito. La fantasia trasforma le cose, cambia il significato delle parole con le metafore, usa forme originali e personali per dire ciò che ognuno sente. Nasce così il linguaggio poetico che in principio può essere solo un gioco di parole, ma poi, man mano che i bambini arricchiscono la loro esperienza, diventa espressione dei loro sentimenti”.

C’è posto oggi, nella scuola, per la poesia?

Nel contesto sociale e culturale in cui vivono oggi i bambini c’è ancora la sensibilità necessaria per capire questo particolare modo di vedere e di raccontare il mondo? Come ci suggerisce Mario Lodi, dobbiamo creare le condizioni perché questo avvenga.

Ma dove possiamo incontrare stimoli che ci invitino a misurarci con il linguaggio poetico? Sicuramente a contatto con la bellezza e l’originalità della natura, ma anche dentro di noi, analizzando il modo in cui viviamo le nostre emozioni e le relazioni con gli altri. Immersi nella natura oppure capaci di guardare profondamente e intensamente in noi stessi, troviamo immagini poetiche già pronte per essere colte oppure è necessario fare qualcosa per stimolare le capacità creative dei bambini che permettano di “riconoscere i fili” che legano elementi in apparenza lontani fra loro?

 

PER SCARICARE GRATUITAMENTE LA GUIDA DELL’ESPERIENZA LABORATORIALE DI POESIA DA PROPORRE IN CLASSE, CLICCA QUI.

Riferimenti bibliografici

Articolo di Aldo Pallotti tratto dalla rivista per la Scuola Primaria Scuola Maestra n. 2, Settembre 2022, Anno II, pag. 93-115, LS Scuola
Direttore scientifico: Tiziano Pera
Redazione: Associazione “Il Baobab, l’albero della ricerca”

 

esperienza laboratorialegiornata mondiale della poesiaworld poetry day

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