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OCSE: i professori italiani tra i peggio retribuiti

Novembre 29, 2022 noprofitperlascuola News

Torniamo ancora sulla recente ricerca  “Education at a glance 2022”  (LINK), un interessante “colpo d’occhio” sui sistemi educativi dei 38 paesi aderenti all’OCSE, abitati da oltre un miliardo di persone.

Questa volta ci focalizziamo sugli stipendi degli insegnanti italiani, paragonati alla media dei paesi OCSE ed  a quella dei paesi dell’Unione Europea (UE). Già nella precedente puntata (clicca per l’articolo ITALIA IN CODA) erano emerse le gravi criticità del sistema dell’istruzione del Belpaese, ma sulla retribuzione degli insegnanti si è riusciti a fare addirittura di peggio!

Partiamo dalla scuola primaria. Dalla ricerca OCSE risulta che gli stipendi degli insegnanti italiani sono molto più bassi, sia di quelli dei colleghi dell’area OCSE sia dell’area UE. Nella primaria la retribuzione media di un insegnante OCSE è, a parità di potere d’acquisto, di 45.687 dollari, nei paesi UE è di 45.099 dollari mentre i Italia è di 38.978 dollari. Un insegnante italiano guadagna quindi il 15% in meno di un collega dei paesi OCSE e dell’UE, in valore assoluto circa 7.000 dollari in meno ogni anno. E si aggiunga che i formatori italiani operano in condizioni di contesto certamente peggiori, per quanto concerne la qualità delle strutture scolastiche, il rapporto docenti/allievi, la dotazione delle nuove tecnologie, gli asfissianti adempimenti burocratici, eccetera.

Nella scuola secondaria di primo grado la situazione è simile: un docente italiano percepisce  il 13% in meno rispetto ai colleghi dei paesi OCSE ed il 12% in meno rispetto ai colleghi dei paesi UE. In valore assoluto si tratta di circa 6.000 dollari in meno ogni anno.

La situazione peggiora nelle secondarie di secondo grado!  I formatori italiani delle superiori percepiscono, sempre a parità di potere d’acquisto,  il 14% in meno rispetto dei colleghi dei paesi OCSE ed UE (circa 7.000 dollari in meno ogni anno).

Unico dato in controtendenza è quello dello stipendio dei dirigenti scolastici italiani, tra i più alti in assoluto. Un preside italiano guadagna 2,4 volte  più di un insegnante, mentre nel resto dei paesi OCSE ed europei il differenziale è molto più basso. Nei paesi del welfare (Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca) i docenti hanno uno stipendio superiore del 30%  ai colleghi italiani mentre i dirigenti scolastici guadagnano il 20% in meno nei confronti dei nostri, con un differenziale di 1,5.  Gli unici paesi al mondo dove i dirigenti scolastici guadagnano di più rispetto a quelli italiani sono Australia, Olanda, Irlanda, Stati Uniti e Regno Unito, ma anche qui il differenziale è molto più basso ed esiste una certa proporzionalità nelle retribuzioni rispetto ai formatori.  Con questo vogliamo dire non già che in Italia i dirigenti scolastici debbano vedere decurtate le loro retribuzioni bensì che gli stipendi dei docenti italiani devono crescere.

Un altro aspetto è degno di particolare considerazione: in tutti i paesi civili il tempo di lavoro dei docenti è ben definito mentre in Italia mancano del tutto dati ufficiali relativi alle ore lavorate effettive. In Italia non vengono rilevate le ore di lavoro che il corpo docente impegna in molteplici mansioni extra, dalla correzione dei compiti ai meeting con i genitori, dagli adempimenti burocratici alle frequenti riunioni,  non sempre utili. É impossibile quindi individuare l’orario lavorativo medio, perché una buona parte si svolge al di fuori delle aule o addirittura delle mura scolastiche. Da ciò ne consegue che gli stipendi, rapportati alle ore lavorate, risultano essere in Italia ancora più bassi rispetto ai paesi dove l’orario è definito a livello contrattuale.

Il recente accordo(LINK) siglato tra Ministero e sindacati per il rinnovo del contratto docenti rapprsenta, in quest’ottica, appena un mezzo passo in avanti; bisogna tener conto della situazione stipendiale oggettivamente rappresentata dai numeri. . Non possiamo fare parte dell’Europa solo per gli obblighi che ne conseguono: gli insegnanti italiani hanno diritto ad un congruo aumento degli stipendi,  aumenti graduali ma tali da colmare il differenziale retributivo esistente con l’Europa e rendere il lavoro docente una professione più ambita, socialmente valorizzata ed economicamente riconosciuta.

Altrimenti comanderà il mercato, il lavoro di docente sarà sempre meno ambito, i giovani talenti non vorranno più insegnare e tutto ciò si andrà a riflettere sulla ulteriore diminuzione della qualità scolastica in Italia, con l’inevitabile aumento della dispersione. Gli insegnanti, al pari dei colleghi europei, hanno diritto ad una realizzazione professionale appagante e questo implica anche una degna retribuzione.

Oppure si vuole un paese di ignoranti dove la scuola, date le attuali condizioni, non può funzionare?  Ai posteri l’ardua sentenza…

 

Fonti:

 

Education at a Glance 2022 : OECD Indicators | Education at a Glance | OECD iLibrary (oecd-ilibrary.org)

 

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